UN FINE SETTIMANA INTENSO
ANNO XIII: GENIO E REGOLATEZZA
Gli Abitanti di Arlecchinia, in scena
domani a Ragogna, alla corte del Castello, o, se piove, nella attigua antica
Pieve di San Pietro è definito lo spettacolo “storico” di Claudia Contin
Arlecchino.
“Gli Abitanti di
Arlecchinia” è un
racconto favoloso, affascinante e sempre nuovo. Molti spettatori scelgono di
assistervi più volte. Sotto le apparenze di una conferenza buffa si nasconde
uno spettacolo coinvolgente che non muore mai, con a tratti il sapore di una
dimostrazione scientifica curiosa e divertita. A portarlo in scena è la
generosità, la forza e insieme la finezza di una straordinaria interprete:
Claudia Contin Arlecchino”. (Benvenuto Cuminetti).
Il
variopinto e turbolento mondo dei caratteri della Commedia dell’Arte (e forse
della vita) come non l’ha mai raccontato nessuno. Sempre più imitato e sempre
meno raggiunto, basato com’è sulla originalità di una intuizione esclusiva, lo
spettacolo è condotto con precisione e abbondanza di informazioni storiche ed
iconografiche, e tuttavia costituisce un momento di divertente eppur profonda
conoscenza umana. Si tratta di una ricognizione tra i “disegni” dei corpi, i
gesti e gli intendimenti delle principali maschere della Commedia dell’Arte
Classica: ogni personaggio una maschera fisica, ogni maschera una serie di
posture e di movimenti, di ritmi e di comportamenti, ovvero un particolare
contrarsi e dilatarsi del corpo fino a divenire la manifestazione visibile dei
caratteri archetipici. In questa sarabanda di parole e movimenti, ritmicamente
scandita dalla “danza” delle maschere, è possibile incontrare la storia e la
vita dei vari Caratteri: gli Zanni servitori concreti e ingegnosi; un Vecchio
Pantalone “commoventemente” avaro, acido e tragicomico; un Dottore
sproloquiante, accattivante, genuinamente ignorante; una fresca Servetta
scattante, cinguettante e scodinzolante; gli isterici e svenevoli Amorosi; gli
arroganti e fragili Capitani di Ventura e così via... per finire naturalmente
con Lui, Arlecchino, l’indomabile marionetta vivente di tutti i colori,
folletto ribelle e vivacissimo giullare, che fa nascere intorno al suo
scoppiettante moto perpetuo tutta quanta questa straordinaria Città alla
Rovescia, Arlecchinia appunto...
Claudia Contin Arlecchino è autrice, attrice, regista e artista figurativo, conosciuta in tutto il mondo come prima donna ad interpretare il carattere maschile di Arlecchino sin dal 1987. Ha già pubblicato numerosi testi teatrali, saggi e ricerche di antropologia teatrale, tradotti in varie lingue. Ha fondato nel 1990 assieme al regista Ferruccio Merisi, la “Scuola Sperimentale dell’Attore” a Pordenone. Nel 2007 ha fondato il laboratorio d’arte e artigianato “Porto Arlecchino”, in collaborazione col grafico, fotografo e musicista Luca Fantinutti.
Claudia Contin Arlecchino è autrice, attrice, regista e artista figurativo, conosciuta in tutto il mondo come prima donna ad interpretare il carattere maschile di Arlecchino sin dal 1987. Ha già pubblicato numerosi testi teatrali, saggi e ricerche di antropologia teatrale, tradotti in varie lingue. Ha fondato nel 1990 assieme al regista Ferruccio Merisi, la “Scuola Sperimentale dell’Attore” a Pordenone. Nel 2007 ha fondato il laboratorio d’arte e artigianato “Porto Arlecchino”, in collaborazione col grafico, fotografo e musicista Luca Fantinutti.
Domenica
sera, a Pordenone, alle 20, orario per famiglie, è invece atteso a Pordenone,
ExConvento San Francesco, un altro spettacolo storico: Giufà e il Mare, del
Teatro dell’Acquario di Cosenza, scritto e diretto da Antonello Antonante, e
interpretato da Maurizio Stammati, con Dilva Foddai all’organetto.
Un
successo internazionale da quasi vent’anni, anch’esso senza interruzioni di
sorta.
Un
cantastorie incontra nel suo viaggio un organettista cieco, un omero musicale
che porta con se come compagno di viaggio. Con il suo aiuto e con l’ausilio del
teatro di figura, racconta alcune delle storie di Giufà, tratte da Calvino e
dai racconti popolari arabi. Il cantastorie gioca con il percorso narrativo
come con gli oggetti e gli elementi scenografici attraverso un viaggio nel mediterraneo,
dove con dialetti e lingue diverse, colori e suoni, attori e personaggi,
racconti e aneddoti, miti di un tempo e cose reali, identità e tradizioni,
incontra e conosce tanti diversi Giufà , che hanno nomi diversi, ma un'unica
matrice, un unico carattere che si identifica con lo “ scemo del villaggio”, il
“diverso”, quello che viene sempre preso in giro da tutti, ma lui riesce a
dimostrare sempre, non solo di non essere affatto sciocco, ma di essere molto
scaltro , furbo e perfino saggio.
Lo spettacolo nasce da una suggestione,
dall'idea di un viaggio nel mediterraneo, alla ricerca di racconti popolari che
testimoniassero transumanze narrative,
matrici comuni nella cultura dei popoli che si affacciano sul mediterraneo.
Attraverso un lavoro di ricerca su vari testi, l'attenzione si è concentrata nel personaggio dal nome siciliano di Giufà, che però in ogni regione
o territorio ha assunto un nome diverso.
Raccolti tutti i testi si è proceduto alla sceneggiatura del racconto, per integrarli con le diverse tecniche
(narrazione, teatro delle ombre, teatro dei burattini, pupazzi ecc,).
Parallelamente si è proceduto a raccogliere tutti gli oggetti, alla
preparazione dei pupazzi e delle ombre, ed alla selezione dei materiali
musicali del compositore. A questo punto
il lavoro dell'attore, del regista, dello scenografo e del musicista, ha
sviluppato un percorso di confronto, che
ha visto alternarsi momenti di improvvisazione, a momenti di montaggio e regia.
Fonti
utilizzate: Predrag Matvejevic -Mediterraneo - Garzanti, Fiabe Italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino-
Einaudi, Marina di Leo - Le storie di Giufà
-Flaccovio Editore Palermo, Console, Gutermann, Villata - Racconti
Popolari Arabi – Mondadori, Ambrogio Sparagna
- Giofà e il Servo del re - Finsterre
➨http://downloads.hellequin.it/ProgrammaAE2019.pdf